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Lo zucchero  - Casa > Economia domestica
 
 

Lo zucchero

 
     
 

Il prodotto più dolce ha un retrogusto amaro per molti lavoratori

 
     

  Lo zucchero: retrogusto amaro
     
  Nel Sud del mondo come schiavi
     
  Problemi per l'ambiente
     
  Quello di canna non è più salutare
     
  Per chi sceglie l’etica: FAIRTRADE
     
  Barbabietola: zucchero bianco
     

 
 

Lo zucchero: retrogusto amaro

Chi è occupato nella raccolta della canna da zucchero nel Sud del mondo è spesso sottoposto a condizioni di lavoro inaccettabili.  In Europa chi ha dedicato la vita alla produzione di zucchero di barbabietola vede ora il suo futuro lavorativo incerto e instabile, in seguito alla riforma varata dall’Unione Europea nel 2006. Inoltre gli impatti ambientali sull’ecosistema sono preoccupanti.

Nel Sud del mondo come schiavi

La produzione di zucchero di canna comporta una serie di problematiche sia per le persone, sia per l’ambiente. Durante le fasi di coltivazione e lavorazione della canna di denunciano condizioni di lavoro inaccettabili relative alla sicurezza, ai salari, alla precarietà dei contratti e in alcuni casi sfruttamento dei minori. In Brasile, Bolivia, El Salvador, Kenya e Filippine si verificano numerosi casi di sfruttamento di minori, inoltre la raccolta della canna è effettuata con il machete e con coltelli, molto pericoloso per i bambini.

Problemi per l'ambiente

La coltivazione e la lavorazione della canna hanno un impatto notevole sull’ecostistema.
Lo sconvolgimento dell’habitat forestale, lì erosione e il deterioramento del suolo, l’uso eccessivo di sostanze chimiche (fertilizzanti,erbicidi e simili). Grave anche l’uso di dare fuoco ai residui di canna che genera combustioni nocive. Infine il notevole bisogno di acqua per la produzione di canna quattro volte superiore rispetto a quello della barbabietola.


Quello di canna non è più salutare

Lo zucchero che consumiamo sulla nostra tavola può essere prodotto dalla barbabietola, coltivata nelle zone temperate dell’emisfero Nord, e dalla canna, coltivata nelle zone tropicali e subtropicali del pianeta. Nonostante lo zucchero sia considerato dall’opinione comune come più sano, in realtà non esiste alcuna significativa differenza fra i due tipi. Al di là della diversa materia prima utilizzata, dal luogo di produzione e dalla lavorazione, i due zuccheri sono pressoché identici da un punto di vista nutrizionale, calorico e di potere dolcificante. In Italia, però, solo per lo zucchero di canna esiste la possibilità di fare un acquisto etico, cioè con condizioni di produzione e lavorazione garantite dal punto di vista sociale.

Per chi sceglie l’etica: FAIRTRADE

Per chi sceglie lo zucchero con la garanzia che nell’intero ciclo produttivo siano stati rispettati i diritti dei lavoratori e dell’ambiente: una strada è scegliere i prodotti del marchio Fairtrade. Per ottenere la certificazione i produttori devono aderire a una completa serie di norme, sia verso i lavoratori sia verso l’ambiente. Se lo zucchero ha il marchio Fairtrade, gli agricoltori hanno un prezzo minimo garantito e ricevono una quota da investire in iniziative sociali ed economiche nelle loro comunità. A oggi, solo le aziende operanti nel settore equo e solidale, fra cui Altromercato e Alce Nero Mielizia, garantiscono un acquisto etico. L’elenco completo dei fornitori e produttori certificati è su www.flo-cert.net.

Barbabietola: zucchero bianco

La coltivazione e la lavorazione della barbabietola avviene nell’emisfero Nord del pianeta, dove i diritti dei lavoratori sono più garantiti, anche se rimane un impatto ambientale. Dal punto di vista dell’occupazione, con la riforma dell’Ue le cose sono cambiate. Prima della riforma (2006) vi erano politiche protezionistiche, la produzione era controllata da un complesso sistema di quote e i produttori potevano contare su un prezzo fisso. La riforma ha portato ad una riduzione del prezzo con la conseguenza di più concorrenza e meno posti di lavoro. Anche i Italia alcune aziende hanno dovuto chiudere e effettuare dei licenziamenti. Esiste un programma di supporto economico, finanziato dallo stato; ma secondo i sindacati molte aziende saccarifere italiane hanno rinunciato all’attività per utilizzare gli incentivi statali.


 

 

Un'interessante inchiesta di Altroconsumo

     
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