|  | La dipendenza affettivaUna paura che mi ossessiona è l’abbandono da parte dei miei amici ,perché  al solo pensiero di rimanere “sola “ senza l’appoggio dei miei amici ad affrontare alcune circostanze sono spaventata.Da tutto ciò deduco che sono dipendente dai miei amici e noto che trascuro la mia personalità, mi faccio in quattro sempre per gli altri, ma da qualche tempo (dopo episodi accaduti ) ho deciso di cambiare il mio atteggiamento cercando di curare di più la mia persona pur mantenendo il rapporto con i miei amici (F. anni14)
 Questa riflessione scritta da una studentessa denuncia un disagio molto diffuso,la dipendenza affettiva,  ma  fa anche  ben sperare ..
 
 
 
 Un vuoto di nostalgiaSpesso un neonato sembra non aver vissuto appieno la sua  prima fase quando  la mamma dovrebbe essere un tutto:cibo ,calore ,sicurezza ,odori già percepiti, contatti piacevoli ,suoni familiari..A volte  solo il cibo potrebbe,  per varie cause, rimanere  nel ricordo di quei momenti , lasciandosi dietro un vuoto di  nostalgia  di qualcosa di  bello, di  indispensabile che diventerà sempre più confuso,ma continuerà a influenzare  le scelte affettive assorbendo gran parte delle risorse di un soggetto finchè il conflitto non sarà risolto..
 
 
 Eterni lavori in corsoPotrebbero rimanere come eterni lavori in corso una carezza  appena accennata e forse un pianto  mai espressi compiutamente.Accade soprattutto nella famiglia dove attecchiscono le prime dipendenze e le conseguenti gerarchie affettive perché  un fratello,il padre, la madre una sorella tendono ad esercitare  potere su un familiare non attraverso una corrispondenza  di affetti o di simpatia o di interessi reciproci ma  sminuendolo o annullandolo.  .
 Il bambino che subisce,  sarà poi  combattuto fra il desiderio fortissimo di avere amore tanto da mendicarlo e la paura che gli sarà negato proprio dalla persona per lui più importante.
 
 
 Illusioni affettiveAllora potrebbe scattare un terribile compromesso:non chiederà più amore perché non può  perdere la sicurezza di una casa ,di un letto, del cibo si .esprimerà con  una serenità apparente ma non smetterà con ossessione ,sprecando molte energie ,e affidandosi a illusioni affettive di cercare di  risolvere il suo conflitto,  sempre in condizione di sottomissioneLa conseguente  contrazione  emotiva porterà gravi danni a tutta la personalità  nella vita relazionale ,affettiva di lavoro e  sempre più  la consapevolezza di non valere molto.
 
 
 L'etichetta di ribellePotrebbe sviluppare inoltre una naturale diffidenza verso le regole di quel mondoche non l’ha compreso aggravando la sua situazione con l’etichetta di ribelle.
 Da allora una sola parola d’ordine :okey , tutto bene.
 Qualora riuscisse a chiedere aiuto  lo farà con soggezione ,esitazione   diventando  facile preda di imbrogli e di truffe..
 Nutrirà ammirazione per tutti gli altri e  se qualcosa non andasse  bene   concluderà che è  solo  colpa  sua
 Il distacco da una qualsiasi  persona vissuta come stampella affettiva indispensabile. sarà  un dramma e farà di tutto per sostituirla velocemente ..
 Sembra strano ma le gerarchie non è tanto il più forte a stabilirle ,ma il più debole a favorirle.
 La gerarchia non si forma dall’alto, ma dal basso.
 
 
 Il patrimonio emozionaleIn qualsiasi rapporto relazionale in particolare affettivo se un soggetto 
percepisce nell’altro una fragilità un cedimento, automaticamente si sentirà di 
poter affermare  la sua presunta superiorità nata ,non per un colpo di 
“stato,forza”,ma sulla debolezza,e ne   renderà   partecipe 
il gruppo che la ufficializzerà ,con tutte le sue conseguenze.Qualche tempo 
fa, in televisione, una signora ebrea che era stata prigioniera ad 
Auschwitz   raccontò la sua terribile esperienza e concluse che 
quando,dopo anni ,aveva capito che  i suoi carcerieri erano soggetti 
fragili, che non valevano niente il suo dolore era stato ancora più 
forte.
 Una studentessa, mentre si parlava della dipendenza affettiva nella 
vita di gruppo
 ha scritto:”quando finalmente un soggetto ha maggiore 
conoscenza del proprio patrimonio emozionale, si può usare 
l’espressione”trattare alla pari” senza concetto d’inferiorità rispetto ad altre 
persone.
 Aveva ben compreso l’importanza della conoscenza e della gestione 
delle emozioni e confermare che le esperienze quotidiane e una buona 
rieducazione comportamentale potrebbero  liberare tanti soggetti 
dall’ingombrante dipendenza affettiva.
 Dott.ssa 
Adriana Rumbolo 
 
 
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                  |  | la dott.ssa Rumbolo ci parla di dipendenza affettiva |  |  
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