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La piccola fiammiferaia (parte seconda)

 
05/04/2010
Inviato da: cosimo
Si muore e si rinasce mille volte nella nostra Vita, da un gesto d'amore, da un gesto di indifferenza possono nascere mille rotte, lacrima e sorriso, questa è la realtà, come la terribile realtà della piccola fiammiferaia che i nostri figli dovrebbero conoscere, nella sua gioia, nel suo dolore.

In fondo non si parla solo di finanza ed economia su Icebergfinanza, un cantastorie nell'oceano infinito, sulle piazze dei porti delle nostre vite alla ricerca di " MONDI_ALTERNATIVI " ma come i nostri figli dovrebbero conoscere la triste realtà della piccola fiammiferaia cosi è giusto che ognuno di noi sia consapevole della realtà del nostro tempo, fatta di ombre, nebbie e di piccole e grandi luci che vengono dalla gente comune.

Non si nasconde la Realtà, in nome di un presunto ottimismo di maniera!

La fame, il freddo, la sete , la mancanza di amore, l'indifferenza che caratterizza la nostra piccola fiammiferaia è spesso la fotografia della nostra vita, della nostra società, possiamo cercare la fuga nell'immaginazione di ogni piccolo fiammifero ma non possiamo fuggire dalla realtà, pena la morte della nostra Essenza.

Si nasce e si vive nelle certezze e nelle difficoltà, lacrima e sorriso, spesso abbiamo bisogno di quella piccola fiamma, di quella piccola luce come di una Speranza ma non dell'ennesima illusione.

Abbiamo bisogno di ritrovare le nostre piccole luci della nostra vita, la nostra serenità, di ritornare a giocare con i nostri figli, cancellando per un lungo istante tutte le playstation e i gameboy delle nostre esistenze, dei nostri figli, per ritrovarci intorno al caminetto, alla luce di una candela a raccontare una piccola fiaba o una favola di luce, per usare l'immaginazione e il cuore come una piccola fiamma che rischiari le nostre emozioni, i valori in cui crediamo.

In questo lungo anno ho spesso sacrificato la mia famiglia, le fiabe e le favole dei miei figli per navigare negli oceani infiniti, la mia splendida compagna di Vita non è mai mancata la dove spesso avrei voluto essere io, un regalo immenso la sua Vita per la nostra famiglia, un immenso regalo i miei cuccioli alla mia vita.

Commuove questa favola, una commozione spesso infinita, pulita, profonda che non deve far paura, da condividere, senza alcuna vergogna come le lacrime della nostra vita. I nostri figli sono lo specchio della Vita, lacrima e sorriso, senza paura, la favola delle emozioni pure, genuine, lo specchio della Verità come solo loro la sanno raccontare.

Buon anno a tutti Voi miei cari compagni di Viaggio......... e non dimenticate mai quella piccola fiammiferaia che sta li nel freddo, nella neve, fuori dalle Vostre case calde e riscaldate, spesso nell'indifferenza, nella fame, nella disperazione degli Ultimi di questa terra, non dimenticate mai quel bambino che è in Voi, la sua genuinità, la sua spontaneità........non dimenticate mai di vivere sino in fondo le Vostre emozioni, la Vostra stessa Essenza.

un caloroso saluto a voi donne da Cosimo
 
 
 
30/03/2010
Inviato da: Daniela Ravasio
Gentile Dott. Elisabetta e gentili lettrici,

sono molto felice di questo scambio di opinioni. Il tema e’ interessante ed e’ sicuramente fruttuoso il confronto, pertanto ringrazio la Dottoressa per la sua risposta e mi scuso con tutti per il tono veemente del mio primo intervento anche se ritengo non fosse necessario scomporlo ed analizzarlo poiche’ era solo una reazione un tantino troppo passionale verso qualcosa che non mi convinceva affatto, una pulsione naturale quindi, senza rancori o pregiudizi di alcun tipo.
Assodata l’incontestabile competenza della Dottoressa in campo psicologico, capisco che il suo lavoro sia di tipo migliorativo per la Persona e che cio’ che afferma sia sicuramente la situazione “ideale” per crescere in salute a livello mentale e interrelazionale, ma lo ritengo purtroppo poco aderente alla realta’.
Nel suo articolo rivolto ad un pubblico eterogeneo, doveva per forza dare una chiave di lettura che portasse con se’ un messaggio sano, positivo, appunto di tipo educativo, ma quello che trovo alquanto impietoso e’ l’incalzare dell’articolo che in pratica dice alle donne che se non sono capaci di recuperare la loro creativita’, reagire a quello che le circonda, sbarazzarsi di mariti e lavori opprimenti, circondarsi solo di persone che le gratificano e sviluppare “un’anima dai confini eccellenti”…. allora sono delle perdenti che si fanno del male da sole come la piccola fiammiferaia.
Non mi sembra un esperimento felice aver utilizzato questa favola per un’analisi di tal guisa prima di tutto perche’ l’intento originario di Andersen era solo di raccontare quanto potesse far male l’indifferenza e la poverta’ in senso stretto che anche lui aveva patito nell’infanzia e poi la rappresentazione della figura femminile cosi’ decontestualizzata snatura il testo e lo strumentalizza in favore di una tesi troppo moderna per lo stesso. La piccola fiammiferaia e’ una bambina, non una donna che puo’ attingere ad esperienza o maturita’ per trovare espedienti per sopravvivere e, pensare che da sola possa far qualcosa per cambiare la sua situazione, e’ troppo ottimistico e poco realistico.

Questo mi riporta alla mente certe pubblicita’ che ci propongono esclusivamente modelli vincenti.
Una mamma che prepara la colazione sorridente, bambini perfettamente puliti ed ordinati che la circondano felici, un marito che la bacia teneramente e, perche’ non manchi nulla, una bella casa illuminata dai primi raggi del sole e una macchina nuova sempre rigorosamente pulita sotto il portico, mentre la polvere se ne va dopo aver fatto le valigie e la lavatrice intelligente ci sta facendo il bucato mentre danza una ninfa dei boschi.

E tu che la mattina sembri uno zombi? Tuo marito e’ arrabbiato per il lavoro ed e’ meglio lasciarlo stare, ti scade la rata del mutuo, fai fatica a svegliare i figli che ti stramaledicono perche’ non ne vogliono sapere di alzarsi. Sempre con un occhio all’orologio, la tua colazione e’ un caffe’ veloce, quando ti va bene, la macchina fa i capricci e non parte, piove e poi tutti via, al lavoro, a scuola, di fretta, mentre la polvere ti chiedi perche’ non se ne vada mai da casa tua e la lavatrice intelligente e’ li che aspetta inutilmente che la ninfa dei boschi la carichi.

Non voglio essere sempre polemica o disfattista e so perfettamente cosa significano queste pubbllicita’ o i suggerimenti della Dottoressa. Ci mostrano “l’ideale”, cio’ che sarebbe bello avvenisse, per darci una mano almeno ad avvicinarci ad esso se non possiamo totalmente raggiungerlo e cio’ e’ positivo, non lo nego, da’ a volte speranza e coraggio, ma prima di tutto e’ un tantino fittizio e poi non tiene conto di quell’umanita’ che non viene raccontata, che non si vede nelle pubblicita’, quell’umanita’ scomoda ma reale a cui questi messaggi troppo entusiastici potrebbero fare del male evidenziando dolorosamente un confronto che quell’umanita’ probabilmente non puo’ reggere.
Viviamo in una societa’ che ci fa apparire tutto facile, veloce e indolore ma se ognuno di noi lo confronta con le difficolta’ del vivere quotidiano il paragone e’ talvolta talmente frustrante che la reazione di molti potrebbe essere quella della rabbia piuttosto che del miglioramento di se’ stessi e questo secondo me e’ anche pericoloso perche’enfatizzare modelli troppo ottimistici porta le persone a voler conquistare certe mete ad ogni costo dimenticando le conseguenze delle proprie azioni.

Quello che ci vorrebbe e’ un po’ piu’ di sincerita’, sia nelle intenzioni sia nelle azioni…… A volte sarebbe sufficiente un abbraccio per dare conforto, per cum-patire, cioe’ patire insieme, essere partecipi del dolore altrui e almeno condividerlo in silenzio per un momento, rispettandolo invece di voler trovare a tutti i costi una spiegazione. Questo per me significa l’abbraccio della nonna alla piccola fiammiferaia. Senza contare che c’e’ un aspetto ancora piu’ importante. Per chi nutrisse una fede religiosa, il gesto della nonna e’ quello di accogliere la piccola per accompagnarla in Paradiso, nella casa di Dio, dove potra’ trovare finalmente conforto e gioia. E’ il principio stesso della misericordia divina che premia gli afflitti dopo una vita terrena di stenti. Non sono particolarmente religiosa ma non posso comunque essere d’accordo che si sminuisca il significato di questo moto di affetto definendolo “una distrazione seducente”.

Ci sono varie umanita’ e situazioni e i suoi consigli, gentile Dottoressa, benché utilissimi, purtroppo si rivolgono ad un’umanita’ fortunata, che puo’ recepirli per cultura ed eventualmente applicarli per possibilita’. Ma l’altra umanita’ di cui fa parte la piccola fiammiferaia non e’ in grado ne’ di capirli ne’ di metterli in pratica perche’ e’ condannata a se’ stessa e al suo destino avverso.
Con tutto il rispetto per lei e la sua professione ho una domanda da farle: cosa avrebbe detto lei alla piccola fiammiferaia se l’avesse incontrata? Le avrebbe consigliato di sviluppare la sua creatività e le avrebbe citato Jung?

Grazie,
Daniela Ravasio









 
 
 
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